Il carisma

Il carisma

L’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida, rinnovato dalla fondatrice Madre Elisabetta Hesselblad, ha fra le proprie priorità spirituali e le attività apostoliche il ristabilimento dell’unità di tutti i cristiani sotto la guida del Romano Pontefice e secondo i principi cattolici sull’Ecumenismo del Concilio Vaticano II (cfr U.R. 1,2).
Però, la preoccupazione apostolica dell’Ordine abbraccia anche l’attività missionaria della Chiesa con la partecipazione dei suoi membri nelle regioni rispettive (cfr. A.G. 40).

L’ospitalità a scopo ecumenico, sia verso singole persone, sia verso gruppi interessati, occupa un posto privilegiato nelle attività dell’Ordine. Oltre all’ospitalità, offerta in tutte le case dell’Ordine, così come la orientò Madre Elisabetta inizialmente rivolta ai Paesi del Nord, oggi e rivolta a tutti con particolar riguardo ai Paesi di missione, sopperendo anche ai compiti sottonotati:

  • insegnamento della dottrina cristiana;
  • promozione umana, spirituale e culturale;
  • orfanotrofi;
  • giardini d’infanzia;
  • dispensari;
  • welfare center;
  • ritiri spirituali e incontri culturali;
  • convegni ecumenici.
    Al fine di meglio sviluppare il progetto ecumenico, è stata costituita la “Fondazione Internazionale dell’Ordine del SS. Salvatore di S. Brigida con sede in Farfa,” Fara Sabina /Italia, il 6 ottobre 1993, Ente Morale approvato dal Ministero dell’Interno con Decreto del Presidente della Repubblica l’8 luglio 1995.

Nella storia della Comunità di Lugano che nel 2014 ha festeggiato il 90° di Fondazione due personalità, quella del Vescovo Bacciarini e quello della fondatrice, mediante una stretta collaborazione nella nuova comunità di Lugano hanno lasciato traccia, con una certa modulazione del carisma brigidino originario. Il Vescovo si era proposto, fin dall’inizio del suo ufficio di pastore, di risvegliare la fede cristiana con la partecipazione di tutti i fedeli nell’apostolato. Nella prima lettera pastorale scriveva: “Sin da questo momento, mettiamo assieme tutti quanti i nostri sforzi, perché questa fede viva e trionfi in tutti i cuori, in tutte le famiglie, in tutte le istituzioni, in tutta la società”. La diocesi di Lugano doveva ricuperare la vitalità del suo passato, il seminario e la formazione dei preti meritavano una cura speciale, la famiglia, la parrocchia, i pellegrinaggi diocesani, l’azione cattolica, la buona stampa, l’apostolato dei laici, i movimenti per la promozione della donna, sono stati oggetto di speciale attenzione. In una promozione integrale della Chiesa egli metteva in risalto il ruolo della vita consacrata, dei monasteri e delle comunità religiose. Egli stesso ha avuto il carisma del Fondatore. Nel ritorno dal pellegrinaggio a Roma nell’Anno Santo del 1915, ha incontrato la signorina Maria Motta e l’ha invitata a non lasciare la diocesi, convincendola, avendo costei deciso di trasferirsi a Milano. Insieme a lei ha fondato la Compagnia di Santa Teresa, i cui primi passi iniziano nel 1926. Si arriva alla consacrazione delle prime sette sorelle teresine il 23 agosto del 1930.
Invitò Madre Elisabetta a fondare a Lugano una comunità di suore brigidine, quando era ancora a Roma, segno evidente del suo interesse per l’arricchimento spirituale della Chiesa nella diocesi. Il Vescovo offrì uno spazio adatto per lo sviluppo della Comunità brigidina in Lugano.

Prima del Concilio si cercava preferibilmente l’identità di ciascuna delle famiglie religiose nella Chiesa e durante il pontificato di Paolo VI il problema dell’identità viene presentato insieme a quello del carisma. Monsignor Bacciarini ha capito molto bene il problema della modernità, l’esaltazione dell’uomo o l’oblio di Dio, la spietata lotta contro la Chiesa. Una comunità religiosa nella diocesi deve essere come un’oasi nel deserto. Il contributo di Monsignor Bacciarini alla nuova comunità brigidina si concretizza nell’accoglienza festosa del Pastore e l’invito alla fedeltà al proprio.

La priorità è sempre riservata alla preghiera comunitaria ed ecclesiale. La vita comune richiede un clima di silenzio e di austerità, coerente con le esigenze dei consigli evangelici. Madre Elisabetta insiste sul segno esterno dell’abito grigio, della corona col segno delle cinque piaghe, già indossati daSanta Brigida e segni della passione di Cristo in croce. La clausura non doveva significare isolamento totale dal mondo ma, era consigliabile abbassare le mura medievali della clausura ed aprire con prudenza le porte del monastero.

In questa linea d’inserimento della comunità nel popolo di Dio, appariva opportuno aprire le frontiere nell’apostolato in parrocchia e nella diocesi. La fondatrice ha ascoltato il Vescovo che chiedeva la cooperazione delle suore nella catechesi parrocchiale, per la preparazione dei bambini del quartiere di Paradiso alla prima comunione. L’ospitalità offerta ai laici doveva essere veicolo per l’evangelizzazione. La ricerca ecumenica, implica una totale novità del carisma e la promozione di un centro di ecumenismo due livelli di attività, uno di preghiera e l’atro di studio e discussione. Questo problema non si presentava ai tempi di Santa Brigida, ma ora, dopo che è stata proclamata compatrona d’Europa, è diventato uno dei compiti ecclesiali più urgenti.

Madre Elisabetta Hesselblad è stata canonizzata il 5 giugno 2016 da papa Francesco.

Infine, è da ricordare l’ultimo incontro fra Monsignor Bacciarini e Santa Elisabetta, questa volta in silenzio essendosi spento il caro amico il 27 giugno del 1935 nella Clinica Sant’Anna a Sorengo. In quei giorni Santa Elisabetta si trovava a Roma ridotta al letto dalla malattia ma, il 1° luglio, giorno del funerale, ha voluto partecipare, nonostante l’evidente debolezza fisica, al corteo che accompagnava il Vescovo al cimitero. Era venuta a salutarlo prima dell’incontro definitivo nel Signore che avvenne all’alba del 25 aprile del 1957, giorno dell’ingresso in Paradiso di Santa Elisabetta.